Faraday, Michael
(Newington 22.9.1791 - Hampton Court 25.8.1867) Fisico e chimico britannico. Autodidatta, fu apprezzato da H. Davy e ne divenne assistente (1813) alla Royal Institution di Londra. Si dedicò all’indagine scientifica, volgendosi dapprima a ricerche sui gas (riuscendo a ottenere la liquefazione dell’anidride carbonica, del cloro e di altri gas). Interessato dalle esperienze di H.C. Oersted, dimostrò l’azione dei magneti sui conduttori percorsi da corrente, definendo il fenomeno dell’induzione elettromagnetica (1831). Uscendo dagli schemi scientifici del suo tempo, si dedicò allo studio e all’interpretazione dell’azione a distanza delle forze elettriche e magnetiche nello spazio, descrivendo per primo i fondamentali concetti di campo e di linee di forza e studiando le modalità con cui le azioni elettriche e magnetiche interagiscono e si propagano nello spazio vuoto; il trattato Sul carattere fisico delle linee di forza (1852) contiene le basi sulle quali si sviluppò la teoria elettromagnetica di J.C. Maxwell e quindi tutto il moderno elettromagnetismo. Scoprì il fenomeno dell’elettroluminescenza (1838) e condusse esperienze sull’elettrolisi che culminarono con l’enunciazione delle leggi qualitative e quantitative che portano il suo nome: a lui si deve la denominazione di anodo e catodo. La maggior parte dei lavori di F., fino alle ultime scoperte sul diamagnetismo, fu raccolta nelle Ricerche sperimentali sull’elettricità (3 voll., 1839-55); buona parte dei fenomeni e dispositivi in essi descritti portano ancora oggi il suo nome. |
Voce estratta dall'Enciclopedia Zanichelli 2005 a cura di Edigeo.